Adria Mobil, Janez Brajkovic fra passato e futuro: “Sono più forte ora che mai. Lance Armstrong? Il miglior capitano che ho avuto”

Janez Brajkovic non è un corridore come gli altri. Ha avuto una carriera a dir poco tempestosa, problemi di doping e di salute. Ma nella sua bacheca ci sono anche un secondo posto a un Lombardia (2008), un nono posto al Tour de France 2012 e anche la vittoria del Giro del Delfinato 2010. Un atleta che ha davvero conosciuto le montagne russe e che ora dice di sentirsi alla grande: recentemente ha corso i Campionati nazionali sloveni e, con la ripresa delle gare, proverà a lasciare qualche segno, là dove l’agenda della sua squadra, l’Adria Mobil, glielo consentirà.

“La stagione? Vedremo come andrà. Ho attraversato periodi difficili – ha detto lo sloveno in un’intervista rilasciata a Ciclismo Internacional – Ma, come avete visto, non sono uno che molla facilmente. Potrò sembrare arrogante, ma a livello di condizione credo che potrei correre in una squadra World Tour. Le mie qualità fisiche non sono mai state un problema, era la mia testa a volere cose diverse. È una lunga storia, ora quel che ho da dire è che fisicamente sto meglio di quanto io sia mai stato. Non sono più giovane, ma tutto sommato ho iniziato a correre in bicicletta solo a 18 anni”.

Il 36enne Brajkovic ha vissuto anche un periodo difficile a causa di problemi alimentari: “Ora sono in salute e in forma. Se potrei aiutare altri a evitare quei problemi? È il mio obiettivo, ma al giorno d’oggi le squadre non sono ancora pronte ad affrontare un argomento del genere. È più facile ignorarlo e far finta che nella tua formazione non stia succedendo niente. Io ho voluto tornare a correre perché volevo vivere la mia vita e fare quel che sognavo. Non voglio provare niente a nessuno, voglio essere felice per me stesso”.

Inevitabile un salto nel passato, ai tempi in cui Brajkovic è stato compagno di Lance Armstrong, in particolare alla Discovery Channel. “La mia esperienza con lui? So che molti sono stati trattati male da lui e hanno ogni diritto di essere arrabbiati. Per la mia esperienza, Armstrong è stato l’unico leader a interessarsi davvero ai corridori, in particolare ai suoi compagni di squadra. Ho corso con grandi corridori, nessuno di loro può avvicinarsi a Lance nei modi in cui si prendeva cura della squadra. Con me è sempre stato onesto e buono. E quando facevo casino, lui me lo faceva notare chiaramente. Nessuna ipocrisia, solo parole sincere”.

Domanda secca: Brajkovic si è mai dopato nella sua carriera? “Non rispondo. Non perché non l’abbia fatto, ma perché credo sia un discorso che non porta a nulla. Si sa che sono stato trovato positivo, ma alla gente non interessa se sia stata una cosa intenzionale o meno. È una domanda scomoda, ma è giusto farla. È come se chiedessi a qualcuno se ha mai tradito la moglie, evaso le tasse o mentito al datore di lavoro? Dirlo ti farebbe stare meglio?”.

Buone parole anche per Johan Bruyneel: “Lui è stato come un padre per me. Ha salvato 6 anni della mia vita e la mia intera carriera. Le persone che sono state più protettive nei confronti degli altri sono state quelle squalificate a vita: lui, Pedro Celaya (il medico di quella Discovery Channel – ndr). Il ciclismo ora è più pulito rispetto a 15 anni fa? Nulla è sicuro. Prendiamo la caffeina, per esempio. È doping? No, ma sappiamo che qualcuno con quella rende di più. Quindi, come classifichiamo le sostanze? Miglioramenti di prestazione? Immoralità? Pericolose per la salute? Volendo, la caffeina rientra in tutte queste categorie. O il Paracetamolo: se ne prendi 4 grammi al giorno può essere letale. Da una parte sono medicine che proteggono la salute, ma dall’altro lato vedi corridori affetti da ipogonadismo, depressi o con disordini alimentari”.

Se Brajkovic avesse una nuova occasione World Tour? “Penso che sia molto improbabile. Ho una croce nera sulla mia faccia. E poi le squadre non sono a loro agio nell’affrontare i problemi di salute mentale dei loro corridori, perché non saprebbero come farlo. Io lo so e ho un’idea su come mettere a posto questi problemi. Potrei essere un valore aggiunto per una squadra, sia in bici che giù dalla sella”.

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